Se non ci sono complicazioni, la dimissione avviene il mattino successivo oppure la sera stessa dell’intervento se questo viene eseguito al mattino. Prima di lasciare l’ospedale viene eseguito un ecocardiogramma transtoracico per verificare il persistente corretto posizionamento del sistema di chiusura.
Dal momento che la procedura di chiusura per via percutanea del PFO è meno invasiva di quella chirurgica a torace aperto, anche il recupero (periodo di convalescenza) è molto più facile. Il paziente viene dimesso con un cerotto adesivo a livello dell’inguine dove era stato introdotto il catetere. Qualche volta rimane un lieve fastidio in gola come conseguenza dell’ecocardiogramma transesofageo (ETE) nel caso questo venga eseguito.
Prima della dimissione vengono dati dei consigli sul tipo di attività che può essere svolta e sul farmaci da assumere (viene solitamente consigliata un terapia antiaggregante piastrinica (per sciogliere il sangue) associando aspirina (da 100 a 300 mg al giorno) e clopidogrel (Plavix 1 cp da 75 mg al giorno) per almeno 6 mesi. Informare subito il medico se i farmaci consigliati determinano degli effetti indesiderati, ma non sospenderli assolutamente di propria iniziativa prima di aver avvertito il cardiologo, il quale potrà suggerire quale altro farmaco può essere assunto in alternativa.
Oltre alla terapia antiaggregante piastrinica è necessario assumere degli antibiotici prima di sottoporsi a particolari interventi. La decisione di proseguire la terapia antiaggregante piastrinica oltre i 6 mesi è a discrezione del medico/cardiologo curante.
E’ importante ritornare alle visite programmate di controllo per l’esecuzione di degli ecocardiogrammi transtoracico ed uno transesofageo di controllo, che vengono normalmente prescritti nel primo anno dopo l’impianto.